Aldaia
Aldaia
Valle degli Elfi
Numero di abitanti stabili: 8
Anno di fondazione:1998
Aperti a nuovi ingressi: Sì.
Accolgono volontari: Sì
Accolgono visitatori: Sì
Sospesa tra cielo e bosco, l’Aldaia è una delle realtà più accoglienti e vive tra i nuclei comunitari elfici. A otto chilometri dalla strada e dalla cosiddetta “civiltà”, il villaggio si raggiunge a piedi dopo un sentiero che sembra voler preparare il visitatore a un tempo diverso: quello della terra, delle mucche e dei balli.
Fondata 27 anni fa, Aldaia è oggi casa per circa otto persone, anche se il numero fluttua con le stagioni e i passaggi. La vita qui ruota attorno all’agricoltura e all’allevamento, con un orto che garantisce frutta e verdura per l’autosufficienza, conserve e marmellate autoprodotte, e le vacche, tra le protagoniste del villaggio. Il loro latte dà yogurt e formaggi, che a seconda dell’abbondanza vengono consumati in comunità o anche scambiati con altri villaggi.
Chi arriva ad Aldaia si trova spesso coinvolto in lavori stagionali, come la fienagione. Una volta, durante un cammino, ci siamo fermati ad aiutarli proprio a fare il fieno. Un lavoro che da queste parti non è solo fatica, ma anche rito di collaborazione e occasione di scambio. A sera, dopo il lavoro nei campi, ci si dà alla convivialità, tra libri, giochi e strumenti musicali.
Da circa cinque anni, ogni domenica, si balla.
Quello che era nato come una passione di Romano, si è trasformato oggi in un appuntamento atteso e partecipato, focalizzato anche da Nadir e Jessica. Le danze popolari — balfolk e dintorni — sono diventate parte dell’identità dell’Aldaia, che li accoglie nell’aia in terra battuta che sta tra l’edificio principale e le stalle e vede arrivare elfi e amici dalle comunità vicine e non solo. Ogni volta che passiamo di là con i cammini, una sessione di danza ci viene donata con naturalezza e gioia, come un gesto semplice, come si offre un bicchiere d’acqua o un posto a tavola.
La vita ad Aldaia si svolge tra l’autocostruzione in pietra, legno e paglia, la raccolta della legna per l’inverno, le recinzioni da rimettere, la cura degli animali e le piccole attività artigianali, come la lavorazione della lana. Si mangia vegetariano o vegano, e si dorme in tenda o in stanze condivise. I volontari sono benvenuti da primavera all’autunno inoltrato: non tanto per offrire una “vacanza alternativa”, quanto per condividere una quotidianità vera, con i suoi ritmi, i suoi sbalzi e le sue danze inattese.
“Il nostro stile di vita lo offriamo così com’è,” ci dicono. “Semplice, a volte caotico, sempre in movimento.”